Essere d'acciaio.

Riferito sia a persone che cose: essere molto resistente, che non si flette/rompe facilmente.

Essendo una lega di ferro e carbonio, l'acciaio è uno dei materiali più resistenti.

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Essere in bolletta.

Essere rimasto senza soldi, affrontare una situazione economica complicata. "La bolletta" era una lista, esposta in una piazza, che conteneva i nomi di quanti erano falliti.

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Essere in vena.

Sentirsi particolarmenti in voglia di fare qualcosa. Probabile è l'abbreviazione dell'espressione “Essere in buona vena”, utilizzata per denotare il polso regolare del malato.

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Essere povero in canna.

Essere poverissimo. Dalla canna, povera di contenuto al proprio interno, ai mendicanti che si aiutano col bastone, l'origine di tale locuzione è poco chiara.

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Essere un abatino.

Si riferisce a persona che ostenta eleganza anche nel modo di agire.

In gergo calcistico ci si riferisce ad un giocatore dal gioco delizioso/elegante.

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Essere un acchiappanuvole.

Persona sognatrice, idealista ma inconcludente e inefficace.

L'espressione trae origine dall'immagine di chi, inutilmente, cerca di afferrare una nuvola.

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Fare come l'asino di Buridano.

Esitare tra due scelte, e non prendere una posizione, poiché considerate entrambe valide. L'asino di Buridano (o "Paradosso dell'asino") è un apologo tradizionalmente attribuito al filosofo Giovanni Buridano, utilizzato per illustrare una sua teoria filosofica: il paradosso dell'asino.

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Fare fiasco.

Fallire clamorosamente. Il modo di dire si riferisce ad un monologo tenuto al pubblico da Domenico Biancolelli, detto Dominique (1636-1688), attore bolognese della Commedia dell'Arte. Durante un'esibizione l'attore, con il suo monologo con tema il fiasco, non fece per niente ridere il pubblico e da quel momento "il fiasco" divenne per estensione sinonimo di insuccesso.

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Fare gli occhi di basilisco.

Incenerire con lo sguardo, incutere terrore. Il basilisco è un animale leggendario che, secondo le credenze medievali,  poteva uccidere l'uomo con lo sguardo.

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Fare il buono e il cattivo tempo.

Obbligare qualcuno a fare qualcosa grazie alla propria forza o grazie alla propria posizione gerarchica. Il dio greco Zeus, Giove per i romani, era in grado di colpire la Terra con i propri fulmini, da qui l'origine del modo di dire.

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Fare il diavolo a quattro.

Fare gran fracasso, confusione, baccano. Nelle rappresentazioni medievali, il diavolo era una delle figure sempre rappresentate. Spesso capitava che il diavolo cambiasse sembianze da una scena ad un'altra, per tale motivo si rendeva necessaria la presenza di ben quattro attori per le diverse interpretazioni, questo generava gran confusione dietro le quinte, da qui l'origine del modo di dire.

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Fare la gattamorta.

Riferito ad una persona che, con un comportamento apparentemente innocuo ed inoffensivo, subdolamente, cerca per raggiungere i propri scopi ed interessi personali. Il riferimento alla gatta morta si ritrova nelle favole di Esopo e di altri narratori: un gatto finge di essere morto per far avvicinare e prendere più facilmente i topi.

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Fare la parte del leone.

Accaparrarsi, ingiustamente, tutto o quasi. In una favola di Esopo si narra di un leone che, messosi in società con altri animali per una battuta di caccia, dopo aver catturato la preda e averla divisa in tre parti da dividere con gli altri, prese tutto per se.

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Fare l'acciuga in barile.

In senso figurato si riferisce a persone che non prendono posizione, che fanno finta di niente.

L'espressione trae origine dall'immagine di un'acciuga compressa in un barile insieme ad altre acciughe, la quale non ha nessuna possibilità di azione.

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Fare le cose alla carlona.

Fare le cose alla buona, con poca cura. "Charlon" (Carlone) era il nome dato a Carlomagno. Nella tarda stagione della poesia cavalleresca Carlomagno venne descritto come un uomo semplice e alla buona.

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Fare l'occhio da triglia.

Fare lo sguardo dolce. La pupilla della triglia morta, diventa molto languida rapidamente; questa caratteristica del pesce viene associata allo sguardo sognante della persona innamorata.

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Fare un gran cancan.

Fare baccano, chiasso, una gran confusione. Riferito al cancan, vivace danza ottecentesca a tempo binario in voga nei varietà francesi.

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Fatto con l'accetta.

Fabbricato in modo grossolano, senza grazia, con poco interesse. L'espressione può essere usata anche per una persona dal carattere rude.

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